A sbloccare l’Italia ci pensa la bicicletta. Mentre il premier Matteo Renzi chiede ai sindaci di individuare opere ferme da anni, il dossier #sbloccafuturo di Legambiente diffuso in questi giorni inserisce proprio la bici fra i punti di forza per rilanciare il Paese. Ecco “Viaggio nell’Italia bloccata: 101 opere incompiute, utili al territorio e ai cittadini” – questo il titolo del documento dedicato appunto alle opere “la cui mancata realizzazione pesa negativamente sulla salute dei cittadini, sulla loro libertà di movimento, sulla possibilità di migliorare la qualità della vita di intere comunità, sull’economia locale e nazionale”.

Una cartina dell’Italia punteggiata di: abuso edilizio, bonifiche, depurazione, energia, infrastrutture, messa in sicurezza, mobilità urbana, rifiuti, rigenerazione urbana e trasporti. Queste le voci della ricerca di Legambiente. Alla bicicletta è dedicata la parte relativa alla “Mobilità dolce”.

L’Italia bloccata:

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Al numero ventitre delle bandierine delle opere ferme, in Friuli Venezia Giulia, c’è la “Rete delle Ciclovie di Interesse Regionale”: “una rete a maglia larga di ciclovie che interessa tutto il territorio regionale e si collega alle analoghe infrastrutture degli Stati e Regioni confinanti”. Bene. Però: “Benchè siano in gran parte stati definiti gli itinerari, i finanziamenti regionali sono limitati e pertanto insufficienti alla completa realizzazione della rete. Si tratterebbe di un insieme di opere di primario interesse per favorire la mobilità sostenibile locale, e specialmente turistica con influssi positivi sull’economia”.

Da nord a su arriviamo in Emilia Romagna, bandierina numero 25 con l’EuroVelo 7 – tracciato da Crevalcore a Bologna sulla ex linea ferroviaria Bologna Verona, da Bologna a Porretta lungo tutta la valle del Reno in affiancamento del fiume e della ferrovia: “Esiste uno studio di fattibilità e sono disponibili parte dei fondi stanziati ma i lavori non sono ancora in cantiere”. Nella stessa regione, al numero ventisei, c’è la pista ciclabile del lungo navile Bologna-Ferrara e Bologna Mare. Anche qui: “Esiste studio fattibilità e parte dei fondi stanziati ma i lavori non sono ancora in cantiere”.

E arriviamo in Abruzzo, alla bandierina numero 41 con la prevista ciclabile più lunga d’Italia, pensata lungo centotrentuno chilometri fra Martinsicuro e San Salvo, toccando ben diciannove comuni della costa abruzzese.

Bike to coast – il nome del progetto – è “finanziato dal programma dell’Unione Europea POR FESR 2010-2013, per un valore complessivo dell’infrastruttura di 32,8 milioni di euro”. E include anche la copertura Wi-Fi free di tutta la costa abruzzese.

Come si legge sempre nel dossier di Legambiente: “I lavori sarebbero già dovuti iniziare da tempo a partire dai quaranta chilometri della tratta in provincia di Chieti”. E’ però tutto fermo per via di “frammentazione degli interventi, sovrapposizione delle competenze e mancanza di un coordinamento fra Comuni, Province e Regione” che “hanno creato di fatto la situazione di stallo attuale che rischia di far perdere i finanziamenti europei”.

Ecco come sarebbe:

Il dossier #sbloccafuturo racconta dunque un’Italia “contemporanea, ma non moderna” fra la “vera e propria giungla di veti incrociati, di inadempienze rimpalli e contenziosi, di pessima progettazione”. E anche la bicicletta, per sua natura simbolo di libertà e agilità, ne rimane impantanata. In attesa di un salvifico colpo di pedale.

Qui il dossier completo di Legambiente.

Alessandro Ricci

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