Al sole per asciugare le ossa dalla passata stagione piovosa lucertola immobile senza mossa abbandonato l’ufficio riposa
Splendidi seni sul manubrio brillano ogni sussulto una spinta in avanti gli uccellini intorno cantano la gioia che fa girare tutti quanti
Il filo di caldo punge negli occhi come aghi di paglia nelle stalle rispondono al traffico i tarocchi l’ombra del camion incombe alle spalle
Vie e viali in fila intasati da motori e macchinoni truccati: l’Italia isterica e tutta fretta non è più bellezza in bicicletta
Catarifrangenti in mezzo ai raggi portano il sole in giro la notte insieme a damigelle e paggi pedala verso mille e una rotte
Chino la testa al vento signore nelle orecchie stereo suono veloce piegato a uovo fendo il dolore dei freni striduli stridere atroce
Quarti di bici sparsi nel rimessaggio attendono sapiente ricomposizione che di una vita nuova dia l’assaggio scongiurando la fine nel cassone
Nella notte ululando nel vento in scia rossa posteriore saliva da lupo alla luna un saluto lento con movimento di locomotiva
Generale inverno spara colpi: la pelle dura come del gibbone dal vento siamo sbattuti come polpi definitivo cambio di stagione
Saluti tutti uscendo dal locale tentato da un altro rum e pera indovinando il lato pedale parti barcollando alla bersagliera
Di respiro e sorrisi il pieno no bisogno di benza per andare sole in faccia gambe senza freno no scheda carburante da completare
Solitario settembre sulle colline fra zucche arancioni odore di mosto affiancano volanti le fatine offrendo gocce di nettare riposto